La settimana lavorativa corta: non un’opzione, ma una scelta di Creative Words

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La settimana lavorativa corta: non un’opzione, ma una scelta di Creative Words


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In che modo la settimana lavorativa corta può aumentare la produttività del team?

Lavorare per vivere e non vivere per lavorare.

Il lavoro che facciamo, se siamo fortunati (e anche un po’ bravi), ci piace talmente tanto da non sentire quasi mai la fatica o il peso della routine. Diventa un lato del nostro essere, una componente chiave della nostra persona. Siamo nobilitati dal lavoro perché rappresenta un canale per esprimere la nostra visione del mondo. Per dare forma, che sia in concreto o in astratto, alle nostre idee e, possibilmente, apportare un contributo positivo alla società.
Non sempre, però, la realtà può rispecchiare la fantasia ed essere vista attraverso le lenti dei sognatori romantici. Capita, infatti, per necessità o cambi improvvisi di rotta, che il nostro lavoro non sia esattamente quello che ci saremmo sognati o aspettati. E che, per questo, non ci si senta appagati tanto quanto vorremmo.

La quotidianità va a diventare, così, lentamente una sorta di gabbia monotona e asfissiante. Da cui ci ritroviamo a guardare la vita scorrere.
Non sorprende, quindi, che molti cerchino su Google in quale paese andare per poter lavorare meno ore e avere più giorni “di riposo”. Quando la realtà lavorativa opprime, non resta altro che aggrapparsi con forza al tempo libero.
Che si tratti del primo caso o, a maggior ragione del secondo, è comunque fondamentale tenere sempre a mente una sorta di vademecum, di regola imprescindibile. Tracciare una linea, spessa e marcata, tra la vita lavorativa e quella personale.

settimana lavorativa corta

Quello che potrebbe sembrare un piano di semplice attuazione, però, nasconde delle insidie. Se siamo appassionati e motivati in quello che facciamo, dedicarcisi per più tempo verrà quasi naturale. Invece se lavoriamo per la mera necessità di guadagno, uscire dalla monotona gabbia della routine lavorativa risulterà non poco faticoso.
E così, gli straordinari, effettivi o di esclusivo coinvolgimento mentale, andranno a moltiplicarsi senza sosta. Oltre a corrodere, inevitabilmente, tutte le restanti parti della nostra vita.
Beh, non possiamo permettere che succeda. Non possiamo permettere l’esistenza di una parola come “karoshi” che, nel caso in cui non lo sapeste, è un termine giapponese utilizzato per indicare la morte da “troppo lavoro”. Senza dubbio, in Giappone, l’approccio lavorativo è estremamente più rigido e i ritmi più serrati, ma possiamo affermare a cuor leggero che la nostra situazione sia tanto diversa? Che la linea tracciata non sia sottile se non, peggio ancora, tratteggiata?
Come fare, dunque, per invertire il senso di marcia e dare alla vita personale lo spazio che si meriterebbe?

 

La settimana lavorativa corta: quali paesi hanno già compreso i suoi benefici

Le soluzioni da portare avanti possono essere varie ma, probabilmente, una fra tutte sta iniziando a prendere sempre più piede: la settimana lavorativa corta. Si tratta di un diverso tipo di organizzazione del monte ore, che viene distribuito su quattro anziché cinque giorni. In alcuni casi, la settimana lavorativa corta prevede una riduzione del numero di ore. Mentre in altri semplicemente una “compressione” su meno giorni.

Questo nuovo modo di vedere e strutturare il lavoro si sta, pian piano, diffondendo sempre di più. Da paesi europei fino, anche se in pochi casi isolati, all’instancabile Giappone. Un numero di persone in costante crescita, fra datori di lavoro e dipendenti, sta vivendo questa nuova realtà e godendo di tutti i benefici (studiati e confermati) che ne derivano.
Come è emerso, infatti, già dal primo test, condotto fra il 2015 e il 2019 in Islanda, i vantaggi della settimana lavorativa corta sono molteplici e di profondo impatto per il benessere psicofisico dei lavoratori.

Si tratta di fattori chiave, come:

  • maggiore serenità;
  • maggiore produttività anche dal punto di vista lavorativo;
  • maggiore equità sul posto di lavoro;
  • diminuzione drastica dello stress;
  • diminuzione di episodi di burnout;
  • diminuzione dell’impatto ambientale e delle emissioni.

Si può notare che si tratta di una lista di non poco conto. Gli aspetti positivi della settimana lavorativa corta, infatti, si riflettono non soltanto sui singoli, ma anche sull’intero contesto di lavoro e, più in esteso, anche sull’ambiente: più tempo libero a disposizione da dedicare ai propri cari e alle proprie passioni, porta ad essere più sereni e, di conseguenza, anche più motivati e produttivi sul posto lavorativo.

Un datore di lavoro che adotta la settimana lavorativa breve, quindi, ha la possibilità di essere circondato da persone visibilmente più soddisfatte e che, fra le altre, rendono anche maggiormente.

A questo, si aggiungono altri due elementi a cui, soprattutto al giorno d’oggi, è imprescindibile fare attenzione: una maggiore equità e un impatto ambientale ridotto. Soffermandoci sul primo aspetto, vediamo che la settimana lavorativa corta, permette una migliore organizzazione fra la vita familiare e quella lavorativa, cosicché nessuna delle due debba essere sacrificata per l’altra. Dal punto di vista ambientale, invece, la settimana lavorativa breve equivale a meno spostamenti casa-lavoro con mezzi e, quindi, meno emissioni di gas CO2. Al tempo stesso, a seconda del tipo di impostazione della settimana, può equivalere anche un minore consumo di energia.
Non è difficile capire perché sempre più paesi stiano adottando questo nuovo metodo, che ha tutti i presupposti per essere rivoluzionario: Islanda, Belgio, Giappone, Scozia e, adesso, anche il Regno Unito con l’imponente progetto della ONG “4 Day Week Global”, fondata da Andrew Barnes.

 

Perché viene applicata ancora poco in Italia?

Molti sono gli scetticismi sulla settimana lavorativa corta in un clima in cui la quantità di ore lavorate viene sempre anteposta alla qualità e lo scopo primario rimane produrre il più possibile (scopo che, fra parentesi, non viene esattamente raggiunto, dal momento che l’Italia non spicca certo fra i paesi europei con maggiore produttività). Qualche dubbio iniziale è più che comprensibile, soprattutto considerando i cambiamenti organizzativi che andranno affrontati, ma perché privarsi a prescindere di quella che potrebbe essere un’ottima opportunità? Basterebbe mettere da parte ogni tipo di preconcetto, avere un po’ di coraggio (accompagnato, ovviamente, dalla giusta lucidità) e provarci.

Nel peggiore degli scenari, se il risultato non è soddisfacente né per il datore di lavoro né per i dipendenti, si può sempre tornare ad un’impostazione più tradizionale. In caso contrario, invece, si avrà un ambiente lavorativo più “sano”, rilassato ed efficiente.

In questo panorama titubante e vagamente statico, ci sono, però, delle eccezioni. A partire da ottobre, una di queste sarà proprio Creative Words.
Questo nuovo panorama, a cui abbiamo deciso di affacciarci con un test di 6 mesi, racchiude a pieno quelli che sono i nostri valori fondamentali: comprensione e aiuto dell’altro, voglia costante di imparare e coraggio nell’intraprendere nuove sfide.

settimana lavorativa 4 giorniIl cambiamento non ci ha mai spaventati, anzi, ha sempre rappresentato una spinta molto importante per poter evolvere e poterci perfezionare ancora di più. Con questo, ovviamente, non intendiamo soltanto un aumento di innovazione e competenza, ma anche un contesto lavorativo in cui collaborazione ed equilibrio vengano resi ancora più forti di quanto già non siano.
Per un’azienda come la nostra, che della creatività ha fatto uno dei suoi punti cardine, lo stimolo ad assecondare e nutrire le proprie passioni rappresenta un aspetto fondamentale, da tutelare il più possibile.

Facendo questo, si ottengono menti più serene e concentrate e, di pari passo, un atteggiamento ancora più energico ed entusiasta nei confronti del lavoro stesso. Tutti i presupposti, insomma, perché si tratti di una “win win situation”, in cui tutte le parti traggono benefici.
Per questo motivo abbiamo lavorato, e stiamo tutt’ora lavorando, con mente aperta e attenta, per far sì che la settimana lavorativa corta significhi maggiore benessere generale e, al tempo stesso, una qualità dei nostri servizi ancora maggiore. Tutto il team non vede l’ora di iniziare questa nuova avventura che, siamo certi, ci regalerà grandi soddisfazioni.

Resta aggiornato e contattaci per ulteriori informazioni!

 

foto lara panicucci

 

Lara Panicucci (Intern del team Marketing di Creative Words)

Aspirante traduttrice e, possibilmente libraia, sogna una vita tra pagine e parole. Qualcuno la descriverebbe, o forse l’ha già fatto, come “una sera autunnale” (vedi “Dottor Živago”). A tempo perso, campionessa mondiale di tuffo del biscotto nel tè bollente.


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