La traduzione audiovisiva

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La traduzione audiovisiva


In un mondo come quello odierno, ricco di input multimediali, dalla tv ai cosiddetti contenuti multimediali over the top, ovvero le piattaforme video online come YouTube ma anche il mare magnum di servizi in streaming quali Netflix, la traduzione audiovisiva è sempre più fondamentale nel garantire contenuti globalizzati e quindi fruibili dal maggior numero di persone possibili.

 

Che cos’è la traduzione audiovisiva?

 

Per definizione, la traduzione audiovisiva (TAV) è la traduzione di un contenuto che sfrutta il canale verbale (che sia scritto o parlato) e quello visivo, e possiede quindi una dimensione polisemiotica. Per dirla semplice, film, serie tv, documentari, ma anche video su YouTube, rientrano nei contenuti che la traduzione audiovisiva si occupa di localizzare.

Rispetto alla traduzione “cartacea”, la traduzione audiovisiva presenta quindi la difficoltà aggiunta di dover trasmettere nella lingua di arrivo un contenuto che non è in sé completo, ma viene sempre accompagnato da un comparto visivo e sonoro, ovvero elementi non verbali.

Questa commistione di canali mediali distinti costituisce una difficoltà aggiunta per il traduttore o la traduttrice (come se già non ce ne fossero abbastanza!), che deve occuparsi di far sì che il mix di elementi audio e video funzioni e si amalgami alla perfezione tanto quanto nel prodotto originale.

Quando è nata?

 

Sembra piuttosto scontato dirlo, ma la prima forma di contenuto audiovisivo è stata il cinema. Inizialmente, il problema che è alla base della traduzione audiovisiva non si poneva nemmeno. Quando gli attori al cinema non parlavano ancora, si affidavano magari a espressioni o gestualità enfatizzate per trasmettere emozioni e stati d’animo. Lo svolgimento della trama o i momenti più importanti venivano invece affidati ai cosiddetti intertitoli (o didascalie) antesignani dei sottotitoli, ovvero delle schermate frapposte fra due scene di un film che avevano la funzione di “sostituire” dialoghi tra i personaggi o gli interventi del narratore.

Tuttavia, dato che so che siete tutti perspicaci, avrete capito che la traduzione di intertitoli non è classificabile come traduzione audiovisiva, trattandosi infatti di una classica, vecchia traduzione scritta. Per i sottotitoli veri e propri, si dovrà attendere l’avvento del cinema sonoro. Con esso infatti, nasce la necessità di rendere il contenuto del film fruibile anche a persone che non riuscivano a capire cosa si stessero dicendo i personaggi.

Qualcuno, come la Warner Bros, tentò inizialmente la strada di girare nuovamente il film con attori diversi, a seconda della lingua: questo crea una serie di problemi che non vale neanche la pena elencare, ma sicuramente merita un plauso per l’ambizione.

Si sviluppano allora in parallelo le due forme di traduzione audiovisiva più conosciute: i sottotitoli e il doppiaggio. Dal momento della nascita di quest’ultimo, le voci indignate di milioni di fan del cinema iniziarono a sollevarsi, arrivando fino ai giorni nostri. “Ma come, tu guardi i film doppiati? Io solo in lingua originale!” Naturalmente queste non sono le uniche forme di traduzione audiovisiva esistenti.

Tipologie di traduzione audiovisiva

 

Secondo Gambier (2000) esistono ben 13 tipi di traduzione audiovisiva e, oltre ai soliti noti, vale sicuramente la pena di indicare:

  • l’audiodescrizione, che consiste in una descrizione di una scena a beneficio degli utenti ipovedenti o non vedenti,
  • le closed caption, ovvero i sottotitoli per le persone non udenti, che quindi integrano indicazioni di musica ed effetti sonori al loro interno,
  • i sottotitoli intralinguistici per le persone non udenti, ovvero sottotitoli nella stessa lingua del film a beneficio dei non udenti (una sorta di trascrizione!).

Dopo questa piccola introduzione, andremo a vedere 3 delle principali forme di traduzione audiovisiva, con le loro caratteristiche e difficoltà traduttive:

  • Sottotitolaggio
  • Doppiaggio
  • Voiceover

Alla prossima!


Mirco Carlini
m.carlini@stats.dpsonline.it

Traduttore e post-editor, lettore instancabile, amante dei videogiochi, ama le passeggiate in montagna e le nuotate al mare. Gli insegnamenti dei Simpson sono la sua filosofia di vita.



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