
01 Apr De André traduttore: tra musica e poesia
“Le passanti”, esempio di traduzione belle et fidèle.
Le narrazioni che abitualmente corredano il ritratto del cantautore genovese Fabrizio De André includono di rado le sue abilità di traduttore, solitamente poco note al grande pubblico. Faber ha tradotto vari testi dal francese e dall’inglese, principalmente di Brassens, di Dylan e di Cohen riuscendo a destreggiarsi brillantemente tra musica, poesia e traduzione.
Cosa rende De André un abile traduttore?
Orientativamente si tende a ritenere che le difficoltà traduttive inerenti alla poesia si riscontrino, con le stesse criticità, anche nella canzone, ma non tutti i traduttori si dicono concordi. Il traduttore di canzoni è investito da una responsabilità maggiore rispetto al traduttore di poesie in ragione del fatto che è tenuto a non alterare oltremodo la metrica per non incorrere nello stravolgimento della melodia in cui la canzone è stata concepita. De André, cantautore, poeta, musicista ma non traduttore di professione, ha affrontato spesso una doppia sfida, quella di tradurre canzoni i cui testi erano originariamente poesie.
La poesia è stata spesso definita come “intraducibile” a causa della difficoltà nel riprodurre forma e contenuto proprio perché il traduttore è portato a ricreare un testo nel rispetto di alcuni vincoli traduttivi (fonetica, rime, allitterazioni, metrica, giochi di parole…). Non si tratta di dire la stessa cosa ma piuttosto di dire altrimenti.
La traduzione è metamorfosi e più che mai lo è nei testi poetici, è trasformazione, è un continuo perdere e colmare, arricchire e ricreare. De André riesce brillantemente a sormontare queste criticità, creando un connubio perfetto tra metrica, melodia e semantica che rispetta ed è fedele al testo e alla musica che traduce, soprattutto di Brassens, figura emblematica nella vita di De André.
Cosa accomunava Brassens e De André?
Brassens di padre francese, aveva origini napoletane in linea materna, appartenenze che De André ritrovò in suggestive melodie popolari, espressioni musicali a lui care, veicolate dalla lingua francese che l’artista genovese padroneggiava molto bene date le (presunte) origini provenzali della famiglia paterna, suggerite d’altronde dal suo cognome. Lingua e cultura francese circolavano in casa De André soprattutto grazie al padre, grande viaggiatore e amante della Francia.

Georges Brassens
Brassens era l’alter ego francese di De André in cui egli ritrovava, ispirato, la passione civile, la sete di giustizia, la promozione e la difesa dei diritti umani, l’impegno culturale che si andavano declinando nelle sue canzoni. Brassens, cantore degli ultimi, portava alla ribalta con leggerezza, temi potenti legati alle marginalità e fragilità degli uomini.
Nella canzone “la mauvaise réputation” Brassens confessa cantando: “Quando incrocio un ladro sfortunato inseguito da un bifolco, allungo la gamba e, perché non dirlo? Il bifolco si ritrova per terra”, oppure dichiara di “non far torto a nessuno lasciando scappare i ladri di mele”. Una rappresentazione di mondi che hanno suggestionato la poetica di De André.
Sono tanti i temi in comune tra i due autori. Uno di questi, il tema degli amori, perduti o immaginati, è presente nella canzone “Le passanti”, una traduzione di De Andrè del testo “Les Passantes” di Brassens: si tratta di una poesia scritta da Antoine Pol, riarrangiata da Brassens e incisa nel 1972.
Le passanti
La canzone racconta di un sogno ad occhi aperti, dove scorrono fotogrammi di volti e figure di donne, passanti, ora fugaci e sfocate, ora nitide e vivide, che si impressionano sulla retina per una frazione di secondo e scivolano via ma hanno vita propria in un racconto che continua a vederle in una retrospettiva malinconica nei luoghi dell’impossibile, dove le occasioni son mancate, dove il pensiero indaga sul come sarebbe stato se.
De André, seguendo lo schema di rima AABCCB rispettato dalla canzone francese, articola la sua traduzione mediante un esercizio di stile raffinato, discostandosi spesso dalla traduzione letterale e ricreando immagini poetiche altrettanto suggestive. Ne è un esempio la seconda strofa, ricreata con grande maestria pur nel rispetto dello schema di rima AABCCB anzidetto. Gli appassionati della lingua francese e i cultori della traduzione ne saranno sicuramente compiaciuti.
De André trasforma in una delicata metamorfosi i primi tre versi della strofa che dalla traduzione letterale in italiano “a quella che vedi apparire un secondo alla sua finestra e che presto svanisce” vengono rivisitati in “a quella quasi da immaginare tanto di fretta l’hai vista passare dal balcone a un segreto più in là”.
Un esempio perfetto di dire altrimenti la stessa cosa
Je veux dédier ce poème A toutes les femmes qu’on aime Pendant quelques instants secrets A celles qu’on connait à peine Qu’un destin différent entraîne Et qu’on ne retrouve jamaisA celle qu’on voit apparaître Une seconde à sa fenêtre Et qui, preste, s’évanouit Mais dont la svelte silhouette Est si gracieuse et fluette Qu’on en demeure épanouiA la compagne de voyage Dont les yeux, charmant paysage Font paraître court le chemin Qu’on est seul, peut-être, à comprendre Et qu’on laisse pourtant descendre Sans avoir effleuré la mainA celles qui sont déjà prises Et qui, vivant des heures grises Près d’un être trop différent Vous ont, inutile folie, Laissé voir la mélancolie D’un avenir désespérantChères images aperçues Espérances d’un jour déçues Vous serez dans l’oubli demain Pour peu que le bonheur survienne Il est rare qu’on se souvienne Des épisodes du cheminMais si l’on a manqué sa vie On songe avec un peu d’envie A tous ces bonheurs entrevus Aux baisers qu’on n’osa pas prendre Aux cœurs qui doivent vous attendre Aux yeux qu’on n’a jamais revusAlors, aux soirs de lassitude Tout en peuplant sa solitude Des fantômes du souvenir On pleure les lèvres absentes De toutes ces belles passantes Que l’on n’a pas su retenir | Io dedico questa canzone ad ogni donna pensata come amore in un attimo di libertà a quella conosciuta appena non c’era tempo e valeva la pena di perderci un secolo in più.A quella quasi da immaginare tanto di fretta l’hai vista passare dal balcone a un segreto più in là e ti piace ricordarne il sorriso che non ti ha fatto e che tu le hai deciso in un vuoto di felicità.Alla compagna di viaggio i suoi occhi, il più bel paesaggio fan sembrare più corto il cammino e magari sei l’unico a capirla e la fai scendere senza seguirla senza averle sfiorato la mano.A quelle che sono già prese e che vivendo delle ore deluse con un uomo ormai troppo cambiato ti hanno lasciato, inutile pazzia, vedere il fondo della malinconia di un avvenire disperato.Immagini care per qualche istante sarete presto una folla distante scavalcate da un ricordo più vicino per poco che la felicità ritorni è molto raro che ci si ricordi degli episodi del cammino.Ma se la vita smette di aiutarti è più difficile dimenticarti di quelle felicità intraviste dei baci che non si è osato dare delle occasioni lasciate ad aspettare degli occhi mai più rivisti.Allora nei momenti di solitudine quando il rimpianto diventa abitudine, una maniera di viversi insieme, si piangono le labbra assenti di tutte le belle passanti che non siamo riusciti a trattenere. |
La traduzione dal francese di De André
Gli interventi di De André tendono anche a lenire la portata a tratti severa della poesia francese “mais si l’on a manqué sa vie” ovvero “se nella vita hai fallito” dal tono giudicante e diretto, assume una veste compassionevole ed empatica nella rivisitazione del verso in “ma se la vita smette di aiutarti”, una pietas senza moralismi.
Faber, nella riformulazione dei contenuti, con una certa lievità e ironia propone anche una nuova veste alla realistica descrizione di Bressens della donna che si intravede dalla finestra, dalla “snella figura così graziosa ed esile da rimanerne illuminati”, portandola in una dimensione immaginifica, eterea e sfuggente laddove “ti piace ricordarne il sorriso che non ti ha fatto e che tu le hai deciso”. I versi vengono sdrammatizzati in favore di un’ironia che strappa inevitabilmente un sorriso anche all’ascoltatore.
Nella complessità della poesia, De André riesce brillantemente a trasmetterci l’intenzione di Brassens, ricreandone il contenuto, rispettando la metrica e arricchendo il testo con un personalissimo tocco deandreiano. D’altronde il traduttore è creatore, inventore e il nostro cantautore era un musicista, poeta e traduttore, un artista completo che ci ha lasciato in eredità un esempio emblematico di traduzioni “belle e fedeli”.
Norwena Chiara – Italian Localisation Translator
Member of the Italian National Association of Translators and Interpreters (A.N.I.T.I.)